Forum: dedicare più attenzione e attenzione alla scelta del tubo
Stavo riflettendo sulla lettera del dottor Quah Thuan Chong, "Le cure mediche e cosa c'entra l'amore" (3 aprile), e desidero condividere ciò che potrebbe costituire un'espressione concreta di amore nella cura dei pazienti affetti da demenza.
Tanto per cominciare, l'amore, in questo caso, va oltre il sentimentalismo e può essere interpretato come un impegno per il miglior benessere di un altro.
Una questione inevitabile ma complessa affrontata nella cura della demenza riguarda le decisioni sull’alimentazione tramite sonda. I caregiver sono perplessi quando i propri cari affetti da demenza diventano progressivamente emaciati a causa delle difficoltà nel mangiare e nella deglutizione.
Quando la demenza devasta le parti del cervello responsabili di queste funzioni, il rischio di aspirazione o soffocamento è reale, quindi si rischia la polmonite e persino la morte. In tali circostanze è opportuno inserire una sonda per l'alimentazione o è possibile continuare l'alimentazione orale?
Le sonde di alimentazione, tuttavia, non eliminano del tutto il rischio di polmonite e sono piene di problemi propri, causando disagio e possono portare all'uso di restrizioni fisiche, che possono aumentare l'agitazione. Qualunque sia l'opzione scelta, l'esito è incerto e reso più complicato quando il paziente non riesce a comprendere i problemi o ad esprimere la sua preferenza. Ciò rende il processo decisionale una sfida.
Le decisioni in tali situazioni vengono prese meglio considerando fattori quali la presentazione clinica e il contesto, la gravità della demenza del paziente, le opinioni della famiglia e i desideri precedentemente espressi dal paziente.
I medici, tuttavia, possono scegliere di trasmettere solo i fatti medici pertinenti, le stime dei benefici e dei danni e fornire poche indicazioni e raccomandazioni professionali sulla migliore linea d’azione. Anche se un simile approccio può suscitare il fascino della correttezza politica e persino soddisfare gli standard minimi della professione, rimuove la responsabilità, quindi non è in grado di offrire amore.
I medici possono invece attingere ai principi dell’etica clinica, integrati con le virtù professionali della compassione, della coscienziosità e del coraggio, per aiutare e accompagnare le famiglie a superare il bivio nella vulnerabilità condivisa.
Richiede diligenza e discernimento delle opzioni di cura per garantire abilmente ciò che è nel migliore interesse del paziente e della famiglia. La cura data in questo modo, insieme a un tocco umano, è forse ciò che costituisce l’amore e la medicina nella loro forma migliore.
Filippo Yap (Dr)Membro del consiglio Dementia Singapore
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